9 maggio 2012

Spicchi di basket



Sembrava fatto apposta per vivere vicino alla palla a spicchi e improvvisamente la palla gli parlò…
Insomma non fu un vero dialogo, la lingua era quel che era, ma appena assieme intravidero il canestro, fu uno scintillìo improvviso e la parlata assunse dei connotati più umani, tutt’attorno al campo si materializzarono prima gli spalti e poi il pubblico , striscioni coloratissimi ed al centro le due squadre, nel pieno di un riscaldamento prepartita classico.
Gli arbitri scaldavano pure loro i muscoli…
Lo speaker iniziò ad annunciare le formazioni…
Strano: in una delle due squadre giocava, con il numero otto, un certo Peter Pak, ed era proprio lui il cestista che parlava con la palla a spicchi: era una lunghissima storia che iniziò in una fredda giornata invernale, fuori c’era il nevischio ed in palestra si sentiva solamente il rumore dei palleggi amplificato dall’ampiezza degli spazi.
Peterpak seduto su una panchina distese le sue gambe e si appisolò nello spazio di un istante.
I suoi compagni sudavano e lui se ne stava in panciolle a guardare eppure qualcosa di magico stava prendendo forma: il coach di Peterpak non s’era ancora accorto di nulla.
Pian piano in fila indiana tutti i palloni iniziarono a sfuggire dalle mani dei giocatori, come tante saponette, e nessuno seppe reagire.
Poi le urla del coach ruppero l’imbarazzo generale…
Il coach pensò ad un ammutinamento  ma il suo pensiero non era ancora sfumato quando si spensero le luci della palestra e dopo qualche minuto di confusione giunse, torcia in mano, il custode: un omino basso basso, con due grandi baffoni bianchi, amico da sempre di tutta la squadra, ed in particolare di Peterpak: lo vide e si sedette accanto a lui, lo accarezzò come un padre, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, ma Peterpak continuava imperterrito a sonnecchiare, sbadigliando vistosamente,emettendo però degli strani suoni.
Si riaccesero le luci.
I palloni erano misteriosamente tutti riposti nel grande bidone, come ad ogni fine allenamento…
Il coach riprese ad impartire ordini ai suoi e Peterpak si svegliò.
Subito emerse un problema: come mai Peterpak ora era alto quasi tre metri??
Si, avete letto bene: non era più un play maker ma neanche un pivot…era lassù …una montagna.
Tutti a guardarlo, mentre lui continuava a non parlare…o meglio parlava, ma in modo incomprensibile.
Poi subito di fretta il secondo problema: Peterpak non parlava più la nostra lingua.
Da lassù bofonchiò qualcosa e l’unico a rispondergli fu, tra la sorpresa generale,il custode, che sorrideva mimetizzandosi sotto i baffi.
In realtà tutti capirono che qualcosa di irreale si era impadronito di Peterpak e del mondo che gli ruotava attorno, ma nessuno riusciva ad immaginare che tutto ciò fosse opera del grande baffo, si del custode, proprio lui…
Avere come compagno di squadra un pivot di quasi tre metri poteva rappresentare il modo per diventare imbattibili, ma non era questo lo spirito di quella squadra e del loro coach….e fu così che appena scoperto, il custode senza esitazione ammise tutto…e aggiunse sorprendendo tutti che non bastava un Peterpak di tre metri per vincere, ma bisognava imparare il linguaggio della palla a spicchi…e fu così che da quel giorno Peterpak ed i suoi compagni iniziarono a studiare lo spicchi – slang, accorgendosi che man mano che lo imparavano, l’altezza di Peterpak diminuiva, fino a ritornare normale…
Si fa per dire normale, perché i suoi dialoghi in campo, tuttora incomprensibili a tutti, portarono ad infinite vittorie, stordivano quasi l’avversario…
Peterpak ora ha appeso le scarpette al chiodo, rendendosi conto, come tutti i suoi vecchi compagni di squadra, coach in testa, che parlare con la palla a spicchi non è stato poi così difficile, bastava un pizzico di fantasia e di divertimento in campo.
Peterpak dichiarò sempre che la cosa difficile, per non dire impossibile, non era stata parlare la lingua a spicchi, bensì far si che la palla obbedisse ai propri ordini…ci fosse riuscito appieno sarebbe diventato un campione…sempre con l’aiuto del grande baffo ovviamente…ognuno di noi può avere un grande baffo per amico….con le sembianze di uno gnomo, di un folletto…ma anche del custode di una palestra…