Sembrava fatto apposta per vivere
vicino alla palla a spicchi e improvvisamente la palla gli parlò…
Insomma non fu un vero dialogo,
la lingua era quel che era, ma appena assieme intravidero il canestro, fu uno
scintillìo improvviso e la parlata assunse dei connotati più umani,
tutt’attorno al campo si materializzarono prima gli spalti e poi il pubblico ,
striscioni coloratissimi ed al centro le due squadre, nel pieno di un
riscaldamento prepartita classico.
Gli arbitri scaldavano pure loro
i muscoli…
Lo speaker iniziò ad annunciare
le formazioni…
Strano: in una delle due squadre
giocava, con il numero otto, un certo Peter Pak, ed era proprio lui il cestista
che parlava con la palla a spicchi: era una lunghissima storia che iniziò in
una fredda giornata invernale, fuori c’era il nevischio ed in palestra si
sentiva solamente il rumore dei palleggi amplificato dall’ampiezza degli spazi.
Peterpak seduto su una panchina
distese le sue gambe e si appisolò nello spazio di un istante.
I suoi compagni sudavano e lui se
ne stava in panciolle a guardare eppure qualcosa di magico stava prendendo
forma: il coach di Peterpak non s’era ancora accorto di nulla.
Pian piano in fila indiana tutti
i palloni iniziarono a sfuggire dalle mani dei giocatori, come tante saponette,
e nessuno seppe reagire.
Poi le urla del coach ruppero
l’imbarazzo generale…
Il coach pensò ad un
ammutinamento ma il suo pensiero non
era ancora sfumato quando si spensero le luci della palestra e dopo qualche
minuto di confusione giunse, torcia in mano, il custode: un omino basso basso,
con due grandi baffoni bianchi, amico da sempre di tutta la squadra, ed in
particolare di Peterpak: lo vide e si sedette accanto a lui, lo accarezzò come
un padre, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, ma Peterpak continuava
imperterrito a sonnecchiare, sbadigliando vistosamente,emettendo però degli
strani suoni.
Si riaccesero le luci.
I palloni erano misteriosamente
tutti riposti nel grande bidone, come ad ogni fine allenamento…
Il coach riprese ad impartire
ordini ai suoi e Peterpak si svegliò.
Subito emerse un problema: come
mai Peterpak ora era alto quasi tre metri??
Si, avete letto bene: non era più
un play maker ma neanche un pivot…era lassù …una montagna.
Tutti a guardarlo, mentre lui
continuava a non parlare…o meglio parlava, ma in modo incomprensibile.
Poi subito di fretta il secondo
problema: Peterpak non parlava più la nostra lingua.
Da lassù bofonchiò qualcosa e
l’unico a rispondergli fu, tra la sorpresa generale,il custode, che sorrideva
mimetizzandosi sotto i baffi.
In realtà tutti capirono che
qualcosa di irreale si era impadronito di Peterpak e del mondo che gli ruotava
attorno, ma nessuno riusciva ad immaginare che tutto ciò fosse opera del grande
baffo, si del custode, proprio lui…
Avere come compagno di squadra un
pivot di quasi tre metri poteva rappresentare il modo per diventare
imbattibili, ma non era questo lo spirito di quella squadra e del loro coach….e
fu così che appena scoperto, il custode senza esitazione ammise tutto…e aggiunse
sorprendendo tutti che non bastava un Peterpak di tre metri per vincere, ma
bisognava imparare il linguaggio della palla a spicchi…e fu così che da quel
giorno Peterpak ed i suoi compagni iniziarono a studiare lo spicchi – slang,
accorgendosi che man mano che lo imparavano, l’altezza di Peterpak diminuiva,
fino a ritornare normale…
Si fa per dire normale, perché i
suoi dialoghi in campo, tuttora incomprensibili a tutti, portarono ad infinite
vittorie, stordivano quasi l’avversario…
Peterpak ora ha appeso le
scarpette al chiodo, rendendosi conto, come tutti i suoi vecchi compagni di
squadra, coach in testa, che parlare con la palla a spicchi non è stato poi
così difficile, bastava un pizzico di fantasia e di divertimento in campo.
Peterpak dichiarò sempre che la cosa difficile, per non dire
impossibile, non era stata parlare la lingua a spicchi, bensì far si che la
palla obbedisse ai propri ordini…ci fosse riuscito appieno sarebbe diventato un
campione…sempre con l’aiuto del grande baffo ovviamente…ognuno di noi può avere
un grande baffo per amico….con le sembianze di uno gnomo, di un folletto…ma
anche del custode di una palestra…