24 settembre 2011

Un grido a fin di bene (dedicata agli Amici di San Giovanni di Trieste)

Il legno che cigola ed i tendaggi impolverati si accoppiano magnificamente con i nodi alla gola dei debuttanti agitati; le ultime direttive vengono impartite dal regista e gli ultimi ritocchi sono opera della truccatrice, i tecnici del suono e delle luci fanno le ultime prove, mentre gli interpreti rileggono la loro parte sul copione : tutto non nasconde l’enorme ansia che pervade corridoi spogliatoi e meandri del teatro.
Ma c’è un luogo dove tutti si calmano e non sono le quinte, bensì il palcoscenico , naturalmente con il sipario aperto ed il pubblico seduto.... In attesa dell’ inizio, gli spogliatoi sono intasati e tutti i costumi sono rigorosamente ordinati sui loro appendini, chi entrerà nel secondo atto riposa sui divani ..... ormai manca poco al primo campanello...
Il pubblico è già seduto, ma il sipario è ancora chiuso, quelli che saranno in scena per primi, ormai vestiti, camminano nervosamente e sgranocchiano qualche caramella o sorseggiano un po' di vino, al secondo campanello il rito, classico tra gli attori, che funge da buon augurio per la rappresentazione ; e così sul palco con il sipario chiuso un battito di mani e un grido che assorda: “...mer...”..... beh interrompo quì, ma l’avrete capito: è a fin di bene.....
Poi il terzo campanello, si spengono tutte le luci e si rimane da soli con i propri abiti di scena, pervasi di pensieri, ripetendo mentalmente le battute, attenti al momento fatidico in cui dovremo mostrarci alla gente. Emozioni , balli improvvisati, sensibilità che si tocca con mano, sentimenti che svolazzano, un susseguirsi di parole sussurrate da un attore all’altro su argomenti impensabili: l’asilo dei figli, la vicina di casa che canta di notte e ancora la salatissima multa affibiata da un vigile mentre si andava in bicicletta.....è il nostro turno, si quasi, al rumoreggiar dei gabbiani dovremo entrare, il grido andrebbe rifatto ma non è il caso e .... via è ora di entrare....
Tutto secondo copione, poi la fine del primo atto scioglie qualche nodo alla gola, specie nei debuttanti e si sorseggia qualcosa per ingannare il tempo e inumidire la bocca che era secca come non mai: almeno ci fosse un atto unico... e lo pensano in molti.
Il secondo atto inizia e subito si nota che non è come il primo, scorre veloce, con meno tensione: ma il nervosismo bussa di nuovo e si accomoda nei corpi ormai stanchi e sudati degli attori quando il protagonista rimane solo sul palco per l’ultima scena: sanno tutti che il momento successivo saremo tutti di fronte agli spettatori per gli applausi: in cuor nostro speriamo solo che siano meritati... sempre che ce ne siano.....
Sipario ...... applausi....e la cosa si ripete alcune volte..poi entriamo uno per volta.... è andata anche questa... tutti felici e pieni di un qualcosa che non si può descrivere ma che dà la spinta per una nuova rappresentazione e poi un’ altra e un’altra ancora e poi.... e poi un nuovo spettacolo da partorire pian piano come un figlio, nelle lunghe serate di prove in attesa di un nuovo grido liberatorio.... 6 marzo 1997