30 settembre 2011

Ciapo el bus



ciacolando siora Iole
amicizia la ga fato
el veceto inveze no
el pensava al suo gato

braghe soto al cavaloto
ghe xe i muli che va scola
le cufiete nele 'rece
per i libri la cariola

meo guantarse sule curve
cori tropo 'sto sofèr
e che 'ncora no caschemo
sora in brazo a un passeger

-sior la vol forsi sentarse?
disi el mulo gentilmente
-coss'te pensi che son vecio
stago in pìe cussì te impari
ma coss'te se ga insognado?
-poco dopo un giramento
ben pulito tombolado

-compermesso devo scender
-si ma no la stia sburtar
-go le borse dela spesa
no volessi intrigar
-e la passi bon che vita
-ma perchè la xe rabiada
-siore basta ciacolar
la fermata xe za ndada

-go dolori, cervicale
la me seri el finestrin
-ma xe caldo semo in luglio
no se riva respirar
-la me lassi el celulare
-ma cossa la vol de mi?
-fra un do ore starò pezo
volerò telefonar
per vignir cussì trovarla
e poderme lamentar

xe l'autista che sa tuto
lui decidi la regia
basta che no ghe parlè
come scrivi la tabela
ma se go de domadarghe
lù xe dentro del gabioto
fazo gesti oltra el vetro
par de esser un scimioto

quà de noi obliterar
tanti ga interpretà
-ma se magna o se bevi?
-mi el biglieto go timbrà
cossa altro go de far
lori disi obliterar
...un veceto el ga dito
-forsi in bagno ghe vol ndar
ma  no essendoghe servizi
scendo quà e vado in bar

meo de esser in teatro
ogni giorno un'altra storia
e xe sempre roba vera
se te ciapi la coriera

Aiuto: uno squalo!


-Gian dove hai messo la padella?
Appena sento questa richiesta di mia sorella mi copro la testa istintivamente: è la sorella maggiore e devo portarle rispetto, ma spesso sono indisciplinato e lei mi appioppa certe padellate.
-Simo, non lo so…però se vuoi guardiamo assieme…forse è finita in acqua.
-Non prendermi in giro! Vuoi farmi finire di nuovo in ammollo? Guarda che mi so difendere anche senza padella.
Inizia una lotta, ridiamo, poi la barca inzia ad ondeggiare.
-Simo aspetta, il mare non è mosso.
-No, ma la barca sta rollando…e mi vien da …
-Vomitare?
-No no Gian …mi vien da buttarti in acqua…
Splashhhh…E mi ritrovo a tu per tu con uno squalo…
-Simo,  aiutooooo!!!!!
-Ehi …buoni
-…accidenti…ci mancava pure lo squalo parlante…
-ehilà umani ma dove pensate di essere?…Questo è l’oceano, anche se siamo sottocosta qui gli squali qui ci vivono: non siamo cattivi, siamo solo gelosi e preoccupati.
-Vieni su fratellino!
-Aspetta, non vedi che sto parlando…continua, mi interessa…
-Siamo gelosi dei nostri mari… gli umani stanno trasformando il mare in un enorme immondezzaio e così noi tentiamo di mettere loro paura: stanno rovinando la natura intera.
-Ma a volte esagerate.
-Quelli sono i nostri cugini, loro si che son cattivi, loro cacciano per fame, noi invece siamo squali-clown, allegri e mattacchioni…e agli amici mostriamo il nostro circo subacqueo.
-Ok d’accordo…Simo torno subito
-Ehi ma dove vai? Fai attenzione
Lo squalo si fermò estasiato a guardare mia sorella.
-Scusa umano, ma chi è quella principessa?
-Mia sorella, si chiama Simo
- Che bella!
- Grazie signor squalo!
-Dai, vieni pure tu.
Detto fatto: un carpiato e quattro bracciate poderose e Simo è con noi.
Ci immergiamo, seguiamo lo squalo e mentre nuotiamo osserviamo una miriade di pesci di varie dimensioni e forme che si scansano: paura?
-Non è la paura, è il rispetto: quello che voi umani dimenticate troppe volte nell’arco della vostra vita, il rispetto per il mare ma anche per tutte le altre meraviglie che vi circondano. Vi rendete conto di cosa accade qui sotto quando una petroliera perde il carico? Buio pesto, notte fonda.
-Perché secondo te adesso è giorno?
A questa nostra domanda lo squalo-clown porta le pinne alla bocca e fischia…si, avete capito bene, un fischio sottacqua. E come d’incanto si illuminano a intermittenza tante alghe multicolore, uno spettacolo mai visto, un colore verde intenso…anzi visto il luogo, verde acqua.
-Col petrolio e con le altre schifezze che gettate in mare tutto si ricopre di un grigio nero, triste e cupo: questo è uno dei motivi per cui i nostri cugini già da tempo si sono incattiviti. In seguito è iniziata la caccia allo squalo: è una lotta continua che andrà avanti finchè non finirà lo scarico a mare di tanti rifiuti, causa di innumerevoli disastri ecologici.
-Ehi squalo vai avanti ci interessa…
-Ma ve lo immaginate se io venissi a casa vostra a gettare la spazzatura in salotto?
-Hai ragione, ma noi come possiamo aiutarvi?
-Quando ritornate a casa, raccontate ciò che vi ho detto vedrete che tutti capiranno
-Così ci ricoverano…nessuno crederà alla storia dello squalo-clown parlante, in ogni caso sei molto ottimista.
-Devo esserlo …ma ora venite che vi mostro qualche altra meraviglia…
E così tra coralli, pesci palla e piante marine nuotando tra i sassi è tutto magnifico, da lasciare senza fiato… e subito ci viene in mente che…
-Ehi fratè ma come può essere?
-Che cosa?
-Che siamo sott’acqua da un’ ora senza bombole, in apnea.
-Ehi ma è vero.
In quel momento guardiamo lo squalo che ci fa l’occhiolino…
-Ho capito che mi comprendevate dal primo momento che vi ho visti ed ho voluto farvi un regalo…donarvi un po’ dell’immensità, della fantasia e della magia che c’è qui sotto, per farvi nuotare liberi e poter respirare. Qui, dove il silenzio regna sovrano e qui dove non c’è fretta, tutto si muove più lentamente e non solo per la resistenza dell’acqua: è proprio un’abitudine e sulla terraferma c’è più di qualcuno che dovrebbe farsi un giretto qui sotto per comprendere che non serve la fretta, che nessuno ci sta correndo dietro.
Ringraziamo il nostro amico, gli promettiamo di portare il suo messaggio, la sua preghiera, tra gli umani. Risaliamo da soli, oramai la strada la sappiamo e notiamo che pian piano le luci verdi si spengono lasciando spazio ad una coltre scura che avvolge tutto molto velocemente. Appena riemersi vediamo poco distante una nave che sta scaricando liquame.
-Ehi, ehi laggiù…attenti!!
-Che c’è? Lasciateci lavorare, dobbiamo svuotare i serbatoi dei liquami.
-Abbiamo visto: che schifezza, state attenti che vi controllano
-Impossibile, la guardia costiera è appena passata
-Non parlavo di guardie.
-E allora di cosa?
-Di squali - clown…squali volanti…
Una risata generale dell’equipaggio ruppe il silenzio di quella giornata speciale in mezzo al mare.
-Volanti? Sarebbe a dire con le ali?
-Sarebbe che escono dall’acqua vengono su…e vi squartano..a meno che non invertiate la rotta e ve ne andiate immediatamente.
Troppo tardi…in quel preciso istante il nostro amico clown esce dall’acqua e vola sul ponte della nave urlando. Non crediamo ai nostri occhi, sulla nave ovviamente succede il finimondo: è il panico totale. Restiamo a guardare, dopo qualche minuto suona l’allarme e lo scarico viene interrotto, la rotta di navigazione prontamente invertita. In un lampo è di nuovo la calma, lo squalo-clown stavolta se ne va davvero
-Ciao amici vi porterò sempre nel cuore.
-Anche noi…ciao bello…brrr che brividi…..
Non erano brividi di freddo, erano  le continue emozioni.
Il sole splende alto in cielo, siamo convinti che dormiremo fino a sera….ora ancora una nuotata e poi basta stare in ammollo: risaliamo sulla nostra barchetta e con stupore troviamo sul tavolino un grosso dente, molto affilato ed un biglietto attaccato: “proprio oggi nostro figlio ha perso il suo primo dentino e così ho pensato di lasciarvi un ricordo, un portafortuna che vi farà ricordare il nostro incontro, grazie per tutto ciò che farete…firmato: lo squalo-clown”.

L'isola che non c'è

“Scappa, veloce, non è il caso di rischiare…”

“e perché non dovrei rischiare?…scappando dalle cose non si è mai risolto nulla…bisogna risolvere il problema alla radice…”

già, parlavo proprio bene…

Prima di finire in mano a una banda di brutti ceffi…legato e gettato in gattabuia…sempre nelle vicinanze dell’isola che non c’è…adesso mi domando se tutte queste mie fantasie erano giuste…se il viaggio che mi aveva condotto in questo posto era stato giusto farlo da solo…

Insomma mille quesiti…nel buio più totale…

Era una vera e propria prigione…sentivo solamente le proteste degli altri prigionieri….ma chi erano ‘sti delinquenti….chi era che mi teneva rinchiuso?

Andiamo piano…cominciamo dall’inizio….

A causa di quel brutto (o forse bello?) vizio di fantasticare, qualche tempo fa, non molto lontano, mi trovavo su un sentiero di montagna e…

Sentivo il vociare dei turisti che mi salutavano ai vari passaggi….il sentiero si faceva più impervio finchè: l’incanto… si aprì davanti a me un panorama mozzafiato sulla vallata sottostante con lago annesso….mi fermai qualche istante …respirai a fondo….proseguii…volevo arrivare in cima prima che facesse tardi, mi aspettava tutta la discesa e non volevo correre il rischio di ritrovarmi da solo al buio…

L’acqua del lago era di un azzurro che sembrava chiamarti…sembrava che ti dicesse:

“ehi PeterPak…vieni a farlo sto bagno???…”

Non mi lasciai condizionare…iniziai a bere dalla borraccia e proseguii imperterrito con passo da montagna….senza farmi condizionare dagli eventi: ero partito per l’isola che non c’è…e li dovevoe volevo arrivare…nonostante tutto e tutti…

Intanto le voci dei turisti stavano pian piano lasciando il posto allo slogan del lago…”dai tuffati…” forse perché stavo salendo sempre più…però quell’invito man mano che mi avvicinavo alla vetta, si faceva sempre più insistente….”vieni giù…dai, un bel tuffo…guarda che acqua…dai PeterPak ….”

Ad esser sincero, siccome non soffro di vertigini, stavo proseguendo in modo incosciente….si perché sui sentieri di montagna dovresti sempre guardare bene dove metti i piedi ,portare il corpo verso monte piuttosto che procedere sul ciglio a valle….per di più io guardavo il lago…ero come stregato dalla lucentezza di quelle acque….dopo parecchi metri di questo strano andazzo….

ops….logica conseguenza…caduta liberaaaaaaaaa….

Un tremendo ruzzolone….terminato con una botta in testa….persi il controllo….e quando mi ripresi….aprii gli occhi…non so quanto tempo possa esser passato, non molto comunque, era ancora chiaro ma il sole era basso all’orizzonte…ma dove mi trovavo?…metto a fuoco….con sorpresa non vedo il lago…ma solo sterpaglia…secca..e maleodorante….

“ehi PeterPak…”

“chi mi sta chiamando….?”

“ehi turista….”

“chi mi chiama…avanti fatti riconoscere…..”

Non mi ero accorto di un nanetto che stava allegramente zompettando verso di me…con un simpatico serpentello attorno al collo….sarà stato alto poco più di un metro….sandali ai piedi…calzoni corti color rosso fuoco…maglietta mezze maniche con una scritta davanti ….”nano del lago…..”

arriva vicino a me, alza lo sguardo, mi tende la mano…io mi presento….lui inizia a raccontare…..con una voce roca e molto coinvolgente

“caro il mio PeterPak ….qui la faccenda è molto delicata….io sono scappato dalla prigione….dalla prigione degli uomini lunghi…si la tribù degli uomini lunghi…..”

“ma quanto lunghi scusa….?”

“oltre il metro e mezzo”

…..scoppio a ridere…..

“lo so, lo so, a te fa ridere…perché sei molto alto…qui saresti il capo…ma se scoprono che arrivi dal pianeta del mondo reale…ti distruggono….qui vivono bene solo loro, con la loro fantasia, poca, ma sempre fantasia…guai ai più bassi e guai a quelli troppo alti…io scappo perché continuo a nascondermi…”

“e la fantasia?”

“appunto…ora ti spiego…non correre…se sei alto ma non troppo, insomma come va bene a loro ci vuole anche la dose giusta di fantasia”

“anche quella da un minimo ad un massimo?”

“No, quella deve essere più alta possibile…cioè più ne hai e meglio è”

“Perfetto per me…è il luogo dove vorrei vivere , almeno per un pò…“

“Non è così facile, non sei tu a valutare la fantasia…sono loro”

“Ho capito….chi di fantasia ne ha molta sopravvive…gli altri…tutti in gattabuia….”

E così, eccomi qua…oltre le sbarre

No non è possibile…non si spiega, ok per l’altezza, forse gli uomini lunghi erano invidiosi…ma hanno valutato male il resto: peterpak di fantasia ne ha parecchia…non è secondo a nessuno….uffa

….mi hanno preso proprio mentre stavo chiacchierando col nano del lago…motivando l’arresto con il fatto che secondo loro ero una spia….ho lottato…ho esposto le mie ragioni…anzi a quel punto le mie fantasie….spiegando che ero alla ricerca dell’isola che non c’è…ma niente…mi dissero che ci voleva una prova ….non avrebbero creduto per nessuna ragione che un uomo della terra potesse avere tanta fantasia….come piaceva a loro

Intanto in gattabuia stavo iniziando a scrivere o meglio a descrivere ciò che avrebbe potuto diventare questo posto se la gente fosse riuscita a capire che l’invidia non si doveva combattere con la forza, se la gente fosse cambiata, almeno un po’, non ci voleva poi molto...

Dalla finestra il buio mi faceva compagnia….le sbarre arrugginite riflettevano i raggi lunari….e una stella si avvicinava ridendo a crepapelle

Alt…un attimo…

Qui qualcosa non quadra….le stelle non ridono e non si avvicinano, a parte quando cadono e se cadono non vanno di sicuro a finire sulle finestre….

Sento un sottile rantolio…mi arrampico sulla finestra…è il nano del lago

“Ehi peterpak…è successo il finimondo…le guardie della tribù sono impazzite…ridono…saltano…si lanciano i fucili….il capo dei lunghi mi ha dato un cinque mentre scappavo….sono impazziti”

“bene un po’ di follia non guasta…”

Cos’altro era capitato….già…non capita sempre di vedere le stelle ridere…ma se in questo frangente era successo…voleva dire che …

In quel preciso istante la porta della mia cella si aprì…entrò una guardia dallo sguardo per niente amichevole…ma subito scoppiò a ridere anche lei…

“Ehi, ma che faccio tanto ridere?”

“No, rispose, tu non fai ridere…siamo noi che abbiamo capito ciò che hai scritto poco fa qui chiuso nella cella…al chiaro di luna”

A quel punto la luna inviò quanti più raggi poteva sino ad illuminare a giorno la stanza e la stella iniziò a fare salti mortali davanti a noi

Da fuori si levò un coro

“Pe-ter pe-ter…pe-ter”

Tutti felici ma come?

Il nano del lago con il suo seprentello mi fece l’occhiolino e sistemandosi l’animaletto a mò di sciarpa mi salutò….

Non capisco?…per favore qualcuno mi spieghi….

Sentivo un ticchettìo in lontananza…arrivava dal corridoio….mi avvicinai …era tutto il popolo in massa che mi veniva incontro….

“eccolo eccolo…”

Volevo iniziare a scappare….no fermo….

questi non hanno intenzioni bellicose….questi hanno capito…ma si, ma come ho fatto a non pensarci prima…la mia fantasia è stata percepita…la mia fantasia è stata letta sulle pagine che stavo scrivendo in prigione….loro le hanno lette grazie alla luna che ha illuminato tutta la zona….

“che gioia….venite…voglio abbracciarvi…voglio ringraziarvi”

anche la stella ridente si fa coccolare….

“siamo noi a ringraziare te…ora se vuoi questa potrà diventare la tua isola che non c’è…e tu la nostra guida”

Si accetto…e di questo vi ringrazio…ma sappiate una cosa…peterpak non si ferma….in tanti posti, come qui da voi, la fantasia è stata nascosta anche troppo bene e per troppo tempo…voglio cercarla…. Perciò voglio trovare tante altre isole che non ci sono…in tutto il mondo…. questo è solo l’inizio …….CONTINUA

29 settembre 2011

Una banda de legere



1979....un squadron la rapresentativa triestina...categoria cadetti...se parti per Pola de matina bonora...un quadrangolare internazionale giovanile con rapresentative de Vienna, Belgrado e Lubiana...per inaugurar un novo palasport intitolado a una gloria della pallacanestro iugoslava del passato de poco scomparsa ......pullmann de lusso...famiglie al seguito...bandiere e striscioni confezionade dale nostre mamme.....pena partidi , come ogni santa trasferta che se rispetti el nostro acompagnator comincia a spartir carte de zogo, libri , qualche caramela....a mi inveze che sofrivo el mal de auto, el me da la.... xamamina.... per no farme vomitar! Lui ga sempre dito " ....che no te sporcassi sti bei tapedini del bus..." ...e te credo che no li sporcavo, dormivo tuto el tempo: se i me dava un sonifero iera uguale!!! ...benbon....pena rivadi i ne ga portà in un hotel in riva al mar che noi ne pareva proprio super... e là subito conferenza stampa dei organizatori, ala presenza del grande Cesare Rubini...epur noi muli se sentivimo fora posto...dopo diese minuti de ciacole...se gavemo dileguado...e via tuta la sqaudra in mar...iera otobre ...fazeva anche frescheto anche se iera un bel sol....ma noi semo stai in smoio un mucio de tempo...e cussì za dopopranzo, per la prima partida, iera un per de noi col mal de gola....se comincia: che emozion quando la vedova durante el riscaldamento xe vignuda anche de mi a darme un balon e un penarel: e mi ghe go dito a Tullio (l'alenador più amado e odiado che go avudo de giovine) "...cossa la vol che fazzo un disegno?"...e lui se ga inalberado "...tandul, te ga de firmar el balon , no cominciar a far el mona che se no te zoghi 2 minuti..." ..."....ehhh mama mia no 'cori miga rabiarse"...se zoga!!...e liquidemo i austriaci ben pulito!!!...la sera dopo i festegiamenti, sistememo le stanze e metemo tute e maie a sugar sui pergoli...libera uscita me par fin le 22...xe che a quel'età co la discoteca in albergo...lasso imaginar che i rientri in camera se ga svolto in un clima alquanto teso: dopo la mezanote, con Tullio de guardia al'inizio del coridoio : el ga podù solo constatar che tutti e 12 gavemo abondantemente sforado l'orario limite...." ah xe cussì...bon , sperè solo de vinzer doman, i vostri aversari a sta ora xe za in leto....quei si che diventerà campioni, altro che voi, se solo una banda de legere"....co la coda tra le gambe semo ndai dormir...però le parole de Tullio in cuor nostro ne gaveva fato 'ssai mal...ierimo tuti giovani promesse (più o meno) o comunque sognavimo qualcossa de bel...savevimo anche che Tullio gaveva ragion: no te va de nissuna parte senza regole!!!!....la matina, tanto per farlo incavolar ncora de più se gavemo inacorto che i ne gaveva fregado tute le maie che gavevimo messo sugar....".... se una banda de legere... semo al piano tera, le maie se doveva meter sugar nei pogioli interni....quei che da sul giardin de l'albergo....no su quei che da sula strada!!!"...e cussì sempre più gobi semo scesi in campo, co le maie de riserva, scoloride e con qualche buso...quando gavemo visto i nostri aversari, tuti ben vestidi e concentradi, volevimo darsela gambe: pronostico senza storia ...Maurizio el nostro pivottone de 1.98 iera alto come el playmaker de lori....sempre meio....primo tempo sotto de 15....Tullio disperado: "savè cossa?...desso podè far le legere...."... sarà stada l'aria....i tuffi...Rubini...el tifo de mama e papà...o la xamamina???...ma la banda de legere ale premiazioni se ga ritrovado sul gradin più alto del podio co l'inno de Mameli che sonava...nissun de noi xe diventado un campion...ma credeme: per farghe diventar i oci lustri a Tullio ghe voleva proprio una banda de legere. ................ciao coach!!

quel foglio per tera


Su e zo pe’i clanz...

saltando come fioi...

traversando el patoc
se gavemo deciso
per darghe un cuk

Ghe xe un pontisel
de legno sbusado
che mi una volta
in acqua son cascado



Un tempo lontan
rente al bosco
co’ una casa dirocada
viveva un mato losco

Ierimo muleria
‘ssai voia de aventura
zaineto sule spale
e via nela radura

Pien de animaleti
che zompeta intorno
quà xe sempre ombra
no ‘riva sol de giorno

Come nele fiabe
ma el principe no xe
tachemo una cantada
e i alberi ne varda:

i rami sta ridendo
e par che ne domandi
indove stè ‘ndando


Meo no scherzar
chi comanda,
quà ghe xe
meo no stuzigar
xe un orco, no un re

Nel bosco un sortilegio
ga tuti trasformado
nissun no ga’ coragio
mai se ga’ ribelado

e ‘lora cari amici
noi semo quà per quel
‘nderemo de ‘sto orco
cavandose el capel

ris’ciando in’tei spini
rivemo sul canzel
la casa casca in tochi
no xe el campanel

rumori e cigolii
sula porta ghe batemo
trema un fiatin le gambe
ma in fondo riveremo

Se verzi pian pianin
ma drìo no xe nissun
in fondo un camineto
de schena ghe xe un
 
Xe proprio lù,
el mostro
un orco ‘ssai cativo
volemo ‘ndar vardarlo
magari no a tocarlo

passetti assai pici
e se avicinemo
ma co’ rivemo là
el vecio el va in fumo

ma cossa xe un scherzo?
El fumo po’ svanissi
in tera un foglio scrito
e tuto se capissi

“se legerè sto foglio
vol dir che son sparido
bravi gavè vinto
pericolo svanido”

pensemo tuti insieme
ma chi iera ‘sto orco
lo gavemo afrontado
el mato via xe ‘ndado

sto mostro lo ga tuti
coremoghe incontro
e noi de quela volta
una roba xe sicura
che gavemo capido
come vinzer …..la paura

28 settembre 2011

il mio numero 1

Quella sera di guardia, non ci voleva andare nessuno…la guerra impone ritmi feroci, crudeli……”sergente, si procuri le munizioni e vada lei…ma signor comandante…sono smontato 2 ore fa…non discuta e vada…se vuole si porti un pezzo di pane per fare merenda”….
che fortuna,anche la merenda però di guardia da solo….tutti i pericoli possibili  mi venivano in mente in quei momenti, anche se i servizi di guardia prestati precedentemente erano sempre andati bene….quella sera però c’era un non so che di strano, di diverso….
come fantasmi che ti assalgono e ti circondano…non ne venivo più fuori…allora mi son detto: “se vado avanti così divento folle, e il grilletto inizio a premerlo all’impazzata…. ”…..poi all’improvviso ho pensato ai miei genitori…e alla mia maglia numero 1…al milan…a un sogno mai realizzato: magari non ce l’avrei fatta…magari non mi avrebbero preso…però quel provino saltato a causa di una maledetta guerra mi è rimasto qui: sulla bocca dello stomaco…
penso alle partite giocate…ai campi da gioco disastrati…al calcio moderno …a quanta differenza con i miei tempi …penso alla felicità dei miei genitori nel sapere che il loro figlio era stato chiamato dal milan per un provino, le lacrime di mia madre, la mal celata emozione di mio padre ed io che lanciavo i guanti in aria e mi dimenavo come un pagliaccio nel pieno della sua rappresentazione circense….
poi l’inzio della guerra, il richiamo alle armi….. mi son sentito come svuotato di tutto…come un recipiente a cui si leva il contenuto …come un automobile senza ruote…finita la festa, inzia la tragedia….anche se i dirigenti mi avevano assicurato che finita la guerra (perché prima o poi sta merda di guerra finirà) sarei andato a milano per il provino…..
intanto passano le ore, non ho riposato quasi nulla, ma siamo a notte fonda, devo sorvegliare…e col pensiero fisso a milano e alla fine della guerra, cammino su e giù, a lato dell’enorme piazza d’armi della caserma, vicino al deposito munizioni: limite invalicabile da custodire e salvaguardare dal nemico, non si scherza…
poi il boato: è stato tutto così improvviso, una questione di secondi…un rumore assordante…l’arrivo del caccia…la bomba sganciata…una scheggia, una maledettissima scheggia è arrivata sul mio ginocchio sinistro…
davanti ai miei occhi , ancora prima di sentir dolore, ho visto chiara una maglia rossonera che veniva strappata …era la fine di un sogno….
poi gli interventi chirurgici…la fine della guerra….i tentativi di salvare il ginocchio…
col tempo tutto si rimargina, anche se il groppo è rimasto tuttora che te lo sto raccontando: più di qualcuno , per consolarmi, mi ha detto che nella città che ha dato i natali al “paron” nereo rocco, non ci poteva stare anche un portiere famoso di nome pacco ….
il destino aveva deciso che non era proprio possibile…ha vinto il destino 1 a zero, ma su rigore!!

----pà me ga contà sta storia co ‘ndavo in prima media nel 1974…go trovà el foglio dove la go scrita…e cussì la go riportada….
dopo tanti anni, abraciando mia mama, lui me ripeteva sempre: “el  ginocio xe ‘nda remengo…ma la vita, el ben più prezioso, no!”
per mi te son sempre sta e sempre te sarà il numero 1, ciao pà----

26 settembre 2011

Arcobaleni


a r c o b a l e n i

una lenza lanciata nel vuoto, il corpo  tutto teso a guardare se il lancio è stato buono: troppo lontano?
no:  in zona propizia per una speranza: riempire quella cesta che chiede solo di  contenere qualcosa  che non siano i barattoli con le esche: la faccia si rilassa  e il  corpo ormai anziano del pescatore in riva al mare si siede su una  panchina: anzi sulla sua panchina, che ogni giorno lo attende per quel paio d’ore di compagnia che si fanno reciprocamente, per ingannare il tempo che li separa dall’evento tanto atteso del pesce che abbocca proprio a quell’amo, che logicamente non è l’unico.
anche questa è trieste, una città che non lascia spazio ai giovani, e al tempo stesso fa vivere molti vecchi,  ma soprattutto fa meditare indipendentemente dall’età.
basta volerlo e questa cittadina mitteleuropea ti abbraccia e ti costringe a pensare: e così non è difficile trovare le persone assorte, con la mente impegnata in chissà quale viaggio fantastico o ragionamento articolato; è una caratteristica che spesso fa sembrare i triestini cupi e schivi, ma chi li conosce bene sa che non è sempre così.
il triestino si riconosce dagli occhi: spesso sono tristi, ma riescono a rallegrarsi per molto poco proprio per questa propensione all’immaginazione: anche un volo di gabbiani serve a far tornare il buon umore e quì a trieste di gabbiani fortunatamente ce ne sono molti.....
già i gabbiani : quando volano sembrano macchie bianche come le nuvole del cielo, che si specchiano nell’azzurro del mare, poi quando è in arrivo il brutto tempo vengono a terra; c’è poi una particolarità  tutta triestina:i nidi dei gabbiani sui tetti delle case, anche se sono molte le città che rivendicano questa originale caratteristica.
dal costone carsico, al lungomare barcolano, da muggia a duino: i colori di trieste cambiano, si rincorrono, segnano le stagioni, assumono tinte forti con il brutto tempo, si coloriscono con la nebbia e si lasciano modificare da ognuno di
[1] i cocai vien a tera co’ vien bruto
noi come fossero su di una tela: basta cogliere il mo[1]mento opportuno per accarezzare il paesaggio con il pennello che sta nella nostra mente.
passeggiate romantiche, un amore perduto o il figlio ritrovato, le foglie che cadono in autunno, ma anche il mandorlo in fiore a primavera, le barche a vela che affollano il golfo d’estate e la neve che spolvera il carso quasi ogni inverno, sono emozioni che ben si identificano con i colori e con l’arcobaleno che vivo e vedo ogni giorno nella mia città.
l’autunno è la stagione migliore per creare l’arcobaleno: gli alberelli di sommaco risaltano su buona parte della periferia e naturalmente dell’altopiano: nelle giornate limpide e soleggiate i contorni ben delineati dei paesaggi sono incorniciati dalle foglie rosse di questi alberelli che danno un tocco di originalità alle distese verdeggianti.
le foglie cadono dagli alberi, iniziano le scuole, i bimbi corrono a scuola ed i genitori li rincorrono..... le caldarroste segnano la stagione e ne sono il simbolo più evidente .
certo che la val rosandra ed in particolare le sue cascatelle, sono un’attrazione sconosciuta ai più, soprattutto nella stagione invernale: non c’è molta strada da percorrere per raggiungerle, ma il consiglio è di aspettare la prima gelata, il primo freddo: lo spettacolo è assicurato anche perchè, tutto attorno, il silenzio della valle incanta e colora l’ambiente: il ghiaccio trasparente delle cascate abbaglia e crea sensazioni emozionanti, specie la prima volta.
il pennello della nostra mente colora il ghiaccio ma non riesce a fermarsi tale e tanta è la bellezza di tutto il paesaggio e così dobbiamo distoglierlo noi, con la scusa, non tanto sbagliata, che tra poco sarà buio e la strada del ritorno ci attende, con mille sorprese invernali ancora da scoprire: sono fredde e rigide e aspettano solo di essere colorate: il vecchio acquedotto, i ghiaioni, la chiesetta, gli alberi, ormai spogli, che lasciano solo intravedere il torrente rosandra gonfio d’acqua per le ultime pioggie, i sentieri sconnessi e l’ultimo ponticello che segna la fine anche di questo arcobaleno.
svegliatevi è primavera: alberi fioriti che abbelliscono i giardini, guardaroba che si riempiono di capi d’abbigliamento colorati e con tanti fiori disegnati, ma anche allegria scomposta tra la gente, che regala sorrisi ovunque: io questa stagione la concepisco così, spensierata, come dovrebbe essere la vita...e tutte le altre stagioni, non solo da bambini, ma soprattutto da grandi quando la velocità, l’impazienza e l’ansia trascina i triestini ...(e non solo loro, purtroppo) nel vortice della frenesia di arrivare (dove ancora non è dato sapere....).
un vortice pericoloso, che cancella qualsivoglia tipo di arcobaleno mentale, che allontana qualunque pennello della nostra fantasia e naturalmente riporta tutto il mondo e tutta trieste, in un tristissimo bianco e nero televisivo, stile anni ‘70.
e allora come fare?
imitare il pescatore sarebbe un’idea: lui  non ha problemi, e neanche fretta, a lui basta poco per gioire: la vita è un dono e lui ha accettato questo dono senza commenti, ha disperso nel mare i suoi sogni di gloria, tenendo ben stretti i piccoli momenti di libertà e godendo appieno di tutto questo......lui forse il pennello ha imparato ad usarlo già da giovane e si è colorato degli spazi da favola, facendo vivere in lui un non so che di fanciullesco.
....”che caldo, che umido, non si respira, meglio l’inverno”, dice la signora mariuccia alla dirimpettaia: questa è la sintesi dell’estate, di quella stagione che non ha orari, non ha serate brevi, di quella stagione che ti fa vivere anche di notte e che fa intasare le autostrade e chiudere le fabbriche, un rito che si ripete ogni anno, monotono e senza varianti: l’unico scopo è arrivare sulle spiaggie per potersi sistemare nel proprio metro quadro di sabbia e attendere che squilli il cellulare, per poter rispondere di fronte a tanta gente magari bagnandosi nel mare e involontariamente far cadere il telefono in acqua tra le risate generali.
tutto questo è costume, colore, folklore e  fa parte della nostra cultura , ma non è un arcobaleno : l’arcobaleno è umile, non si materializza tra la gente, ma solo nei pensieri, ti rilassa e soprattutto ognuno ha una capacità diversa di creare arcobaleni con la mente....poi, in fondo all’arcobaleno, ai piedi della collina, i più bravi riescono anche a trovare la pentola con le monete d’oro........


25 settembre 2011

il segreto della montagna

Sto scrivendo mentre fuori nevica, la famiglia dorme beata ed è notte fonda, i tetti e gli alberi che riesco a distinguere sono bianchissimi, solo un lontano lampione mi permette di capire in controluce che la nevicata è di quelle abbondanti.
Le cime dei monti attorno mi guardano e mi parlano: basta saperle ascoltare e loro sono lì pronte e chiacchierone, per raccontarti tante fiabe e per farti conoscere i loro segreti.
Mia madre da poco si è trasferita qui in montagna, dove le altezze ti portano vicinissimo al Signore e da qualche settimana anche vicino a lei.
Con un velo di malinconia e guardando la pista da fondo, mi sono girato verso la Croda Rossa e finalmente ho sorriso: ciao mamma ora sei un segreto della montagna.
Sorrido ancor di più pensando che tutti si sono sempre stupiti che la paura più grande di mamma fosse sempre stata proprio la neve.
Oramai è quasi l'alba, nevica ancora e non si ode alcun rumore: è tutto bellissimo e soprattutto mi solleva, mamma, saperti qui tra i monti che abbiamo sempre amato, tra i folletti che spesso ho descritto e tra le mie poesie di montagna che hai sempre letto.
Sei volata qui serena perché qui la serenità ci abita: ti puoi sistemare sulla Croda vicino alle renne di babbo Natale e magari un giorno o l'altro imparerai a sciare e la paura per la coltre bianca svanirà come per incanto. Verremo a salutarti spesso, ciao mamma. febbraio 2008

24 settembre 2011

Un grido a fin di bene (dedicata agli Amici di San Giovanni di Trieste)

Il legno che cigola ed i tendaggi impolverati si accoppiano magnificamente con i nodi alla gola dei debuttanti agitati; le ultime direttive vengono impartite dal regista e gli ultimi ritocchi sono opera della truccatrice, i tecnici del suono e delle luci fanno le ultime prove, mentre gli interpreti rileggono la loro parte sul copione : tutto non nasconde l’enorme ansia che pervade corridoi spogliatoi e meandri del teatro.
Ma c’è un luogo dove tutti si calmano e non sono le quinte, bensì il palcoscenico , naturalmente con il sipario aperto ed il pubblico seduto.... In attesa dell’ inizio, gli spogliatoi sono intasati e tutti i costumi sono rigorosamente ordinati sui loro appendini, chi entrerà nel secondo atto riposa sui divani ..... ormai manca poco al primo campanello...
Il pubblico è già seduto, ma il sipario è ancora chiuso, quelli che saranno in scena per primi, ormai vestiti, camminano nervosamente e sgranocchiano qualche caramella o sorseggiano un po' di vino, al secondo campanello il rito, classico tra gli attori, che funge da buon augurio per la rappresentazione ; e così sul palco con il sipario chiuso un battito di mani e un grido che assorda: “...mer...”..... beh interrompo quì, ma l’avrete capito: è a fin di bene.....
Poi il terzo campanello, si spengono tutte le luci e si rimane da soli con i propri abiti di scena, pervasi di pensieri, ripetendo mentalmente le battute, attenti al momento fatidico in cui dovremo mostrarci alla gente. Emozioni , balli improvvisati, sensibilità che si tocca con mano, sentimenti che svolazzano, un susseguirsi di parole sussurrate da un attore all’altro su argomenti impensabili: l’asilo dei figli, la vicina di casa che canta di notte e ancora la salatissima multa affibiata da un vigile mentre si andava in bicicletta.....è il nostro turno, si quasi, al rumoreggiar dei gabbiani dovremo entrare, il grido andrebbe rifatto ma non è il caso e .... via è ora di entrare....
Tutto secondo copione, poi la fine del primo atto scioglie qualche nodo alla gola, specie nei debuttanti e si sorseggia qualcosa per ingannare il tempo e inumidire la bocca che era secca come non mai: almeno ci fosse un atto unico... e lo pensano in molti.
Il secondo atto inizia e subito si nota che non è come il primo, scorre veloce, con meno tensione: ma il nervosismo bussa di nuovo e si accomoda nei corpi ormai stanchi e sudati degli attori quando il protagonista rimane solo sul palco per l’ultima scena: sanno tutti che il momento successivo saremo tutti di fronte agli spettatori per gli applausi: in cuor nostro speriamo solo che siano meritati... sempre che ce ne siano.....
Sipario ...... applausi....e la cosa si ripete alcune volte..poi entriamo uno per volta.... è andata anche questa... tutti felici e pieni di un qualcosa che non si può descrivere ma che dà la spinta per una nuova rappresentazione e poi un’ altra e un’altra ancora e poi.... e poi un nuovo spettacolo da partorire pian piano come un figlio, nelle lunghe serate di prove in attesa di un nuovo grido liberatorio.... 6 marzo 1997

Nona: no posso!
















Su per quei scalini
corevo de picio
intanto che nona
ingrumava radicio

“No due ala volta,
te se intoperà”
la me zigava
ma iero zà cascà

E rente la casa
vizzin del boscheto
scoreva el patoc
e l’acqua, che gheto

Fazevimo a gara
cussì per zogarse
de traversarlo
senza impantanarse

Ma iera logico
che ogni tanto
un finiva dentro
slavazà tuto quanto

“Ara che roba
no go cossa darte
sporco e bagnado
no se pol vardarte”

“Tien provisorio
metite questi
fin che se suga
cussì te se vesti”

“Ma nona no posso
meo star bagnà
xe vestiti de baba
quei che te me gà da…!!”

23 settembre 2011

Il dottor Dracula



Il 40° giorno del nostro viaggio segna una data importante…..
Stavolta ci siamo dati da fare…tutta la notte in sella….perché la
curiosità di sapere come mai siamo stati separati alla nascita è troppa
e così tra una fuga e l’altra…tra una pedalata in salita ed una in
discesa e tra canzoni…chiacchiere e profumi di bosco e di  mare…attraverso sterminate distese verdi arriviamo alla leggendaria
Transilvania…ora il problema è trovare il castello…e poi fare amicizia
con il conte…non sarà semplice…spiegare le nostre origini ad una persona
che….
- Ehi camomì non correre…una cosa alla volta…intanto facciamo
colazione..vedo laggiù una casetta …esce il fumo dal camino…ci sono
alberi tutt’intorno…sembra la casetta di hansel e gretel….
E così ci avviciniamo pian piano dubbiosi si…ma anche
affamati….bussiamo alla porta e subito ci accorgiamo che un pezzo di
porta rimane attaccato alle nostre dita….
-Ehi fratè…ma questa è una porta appiccicosa…bleah
-Ma dai Simo…non vedi?
-Che cosa?
-E’ marzapane
-Ma dai fratello tu a forza di scrivere favole sei sempre con la testa
fra le nuvole…
-E allora guarda…mangio un pezzo di porta…e poi un pezzo di finestra…e
poi un pezzo di grondaia…mmmmhhhh buona la grondaia al cioccolato
fondente…
-Ehi ma allora se è fondente ci provo anch’io
-Si guarda qua….e l’acqua piovana nella grondaia si è trasformata in
succo d’arancio….che meraviglia
In quell’istante esce dalla casa una vecchietta…no non è una
strega….anche se tutto è molto simile alla famosa favola …. con voce
tremolante ci inizia a parlare
-Turisti…ciao…benvenuti…questa è la Transilvania….è una magia….io ci
abito da anni
-E parli bene l’italiano
-In realtà io sono italiana …. quando sono venuta qui da giovane ho
deciso di non andare più via…ho sposato un uomo del luogo….che poi si è
rivelato….lasciamo perdere….ho chiesto il divorzio…ed ho iniziato a
lavorare per conto mio…questa casa fatata è il risultato…e tutti prima o
poi ci capitano….
-Cara la nostra vecchietta…noi siamo molto onorati di fare colazione
qui da lei…nella sua locanda….però poi dovrà indicarci la strada per i
castello
-Quale castello?
-Quello del conte dracula
Gli occhi della donna si fecero improvvisamente molto cupi…e tristi….
-Non andate vi prego…
-Perché?
-Dovete sapere che il conte conserva molti segreti e da tutto il mondo
arriva gente per sapere cose che altrimenti non verrebbero a galla
mai….però il conte è vecchio…la memoria non è più quella di una
volta….e i denti neanche
-In che senso?
-Insomma ora ha la dentiera…non fa più paura neanche ad una
mosca….dorme nel letto e non nella bara…l’aglio lo mangia per la
pressione alta….il sangue non lo beve più….
In quel momento ci scappa da ridere…ma meglio non scherzare con queste
cose e ci tratteniamo….la vecchietta inizia a comportarsi in modo
strano
-bei giovani…volete entrare?
-perché no
solo che appena entrati la vecchietta sbarra la porta
-ehi ma che fai…ci rinchiudi?
-no no è solo per gli spifferi
-volete un po’ di pane col salame?
-magari
-vado a prenderlo
-e anche un po’ di vino?
-si si certamente…che gentile
la vecchietta va nella cucina e noi intanto gironzoliamo nella sala…ci
sono appesi alle pareti strani quadri raffiguranti il conte dracula da
giovane…quando
-ehi fratè guarda qua….il matrimonio
-Simo guarda…guarda…quello è il conte
-Embè
-Ma non vedi?
-Cosa?
-La sposa
-Embè?
-È la vecchietta…..
-noooooooo
Tentiamo di fuggire ma è inutile….è una trappola…gridiamo ma oramai è
inutile…nessuno sentirà….in realtà la vecchietta, moglie del conte, ci
ha intrappolato, con la scusa della merenda per poi farci venire a
prendere dalla carrozza del conte e portarci dritti dritti dal
vampiro…altro che dentiera…..
La casa aveva tutto l’aspetto di una casetta delle fiabe ma solo
esternamente perché all’interno nulla era commestibile…fregati….
-Simo mi sa che stanotte dormiremo qui e domattina vedremo che fare
-Ma tu stai scherzando…e allora le bacchette magiche a che servono
-Sei grande sorellì…dai tira fuori prima che la vecchia ritorni….
-Magia bianca magia nera…presto dal conte senza dentiera
Puffff…..Ci ritroviamo nel castello…
L’ambiente neanche a dirlo è tetro….pieno di
ragnatele…candele…bare…statue….profumi d’incenso….e
pipistrelli tanti pipistrelli alcuni svolazzanti altri sonnecchianti a
testa in giù…..
-Fratè ho paura….dove sono le bici
-Simo non pensare alle bici….le abbiamo parcheggiate alla casa della
vecchia…oramai ci siamo…sapremo di noi…del nostro passato…
-sei proprio sicuro…e magari in cambio una succhiata dal vampiro???…no
no…andiamo via….
-ma non proprio ora…dai che ho un’idea per fregare il vampiro….
Sta calando la notte…il conte dovrebbe farsi vedere è la sua ora…..e in
effetti da una porta in cima alle scale a chiocciola scende un uomo con
il mantello rosso e nero…il viso bianco come il latte…le occhiaie….è
lui….inutile descrivere oltre….
-Gian sto tremando
-Aspetta Simo….dammi la polverina
-Eccola…ne ho parecchia….
-Buonasera cari stranieri….benvenuti nel mio castello…ah ah ah….qual
buon vento vi ha portati fino a qui?
-Vede dottor dracula…noi siamo gemelli…ma alla nascita ci hanno
separato…e ci è stato rivelato che lei sa il motivo di tale
separazione….e allora siamo venuti fino a qui per sapere tutta la
verità….
-Ho capito…come tutti anche voi siete curiosi….ma è giusto…le nostre
origini sono importanti….c’è solo un problema
-Quale?
-Svelare questi segreti ha un prezzo
-No no neanche per idea…gian andiamo via
-Lasci perdere dottor dracula…mia sorella è un po’
precipitosa….allora…diceva di un prezzo
-Si…vedete io comincio ad esser vecchio…però le abitudini sono sempre
quelle
-Quindi lei vorrebbe dissetarsi…preferisce sangue maschile o
femminile….anche se essendo gemelli non farà molta differenza..ah ah
ah
-Ehi gian ma che sei scemo
-Ssshhh…sta calma…..dunque mia sorella potrebbe anche offrirle da
bere…..
-Benissimo…allora facciamo così…preparo il tavolo per la cena….intanto
vado a prendere il tomo dove ho trascritto tutti i segreti quindi anche
il vostro….
-simo scoltime…te se fidi o no de tu fradel…allora desso lui torna…el
te trova distirada…el volerà bever dal tuo collo…..mi lo beco ale
spale…ghe dago un tiro in testa…ghe beco el libro…e scampemo…..
-dici che possiamo farcela…mi fido….
Il conte ritorna con un enorme librone in mano….sorride alla vista del
collo di camomì …il nostro piano è perfetto…riesco a
colpirlo….scappiamo…e con lap polverina voliamo direttamente alle
bici…pedalata supersonica…e in un battibaleno siamo fuori dai pericoli
della Transilvania…il primo prato è nostro…ci fermiamo….il libro è
lì….iniziamo a cercare….storie …segreti…un soffio di vento fa
sfogliare rapidamente le pagine…arriviamo al 1° aprile 1963 …il giorno
della nostra nascita…c’è scritto….ehi la pagina prende il volo…non può
essere…iniziamo a rincorrerla…ma niente da fare…inutile…è un pesce
d’aprile?….chissà?…. .forse è meglio così…ora che ci siamo
ritrovati, sapere il perché ci avevano separati non avrebbe cambiato il
nostro legame…i nostri occhi sorridono….riprendiamo a pedalare… ….e
lasciamo che la pagina racconti al mondo il nostro segreto….magari alla
fine del viaggio lo sapremo anche noi…..

(DA "VOLA SOLO CHI OSA FARLO")

Scarpe















Le se movi rasotera
tuto el smog respirando
e le varda tante gambe
chi va pian e chi corendo

Una piada a un balon
e la corda de saltar
de ginastica ghe vol
se te ga de garegiar

Co’ le pedule pe’i monti
e co’ i zocoli d’estate
finalmente sul divano
co’ un bel per de zavate

Eco tante scarpe in mostra
colorade e col taco
per il fredo ‘ssai serade
le spighete per la moda
se le tien tute molade

Se consuma po’ la siola
lore senza brontolar
a un caligher ghe conzemo
che le prova riparar

Solo un caso che le scarpe
se ribela noi ne par
ma chi xe che sta zigando?
e ne manda a ….remengo

Cossa mai sarà sucesso?
per sentir ste brontolade
“ti, lassù… trova una straza!”
che due merde xe pestade

No più de 100


...E dopo 23 anni de basket agonistico, come gavessi podudo no scriver dela bala a spichi, del cercio de fero e dela mitica redina...i ricordi xe tanti..misiadi ...co go cominciado mi el tiro da 3 iera solo nell'Nba (e semo comunque nel 1973)...se zogava coi calzetoni longhi, le braghette super atilade (per mostrar i muscoli??) e le canotiere che spizava....desso xe braghe ala pescatora (rigorosamente a vita bassa) e maiete senza manighe al posto dele canotiere, con soto le "belisime" maiete dela salute...le calze le xe, ma par che no le sia, de tanto curte che i le fa....una volta se te gavevi le converse bianche in tela te ieri ala moda...desso esisti air...nere, bianche, rosse....e mille altri nomi impronunciabili...ma ve asicuro mi che no dipendi dale scarpe....quela volta i alenadori (coach) i ciamava time out e i te dava tuto lori: sugamani, boracce, spray per le bote....desso i coach ciama time out e dala panca se alza masagiator, medico, acompagnator, vice coach, lavagnete, penarei....e il time out xe za finido....desso i se bati 5 anca se i ga subido un falo tremendo...quela volta i veci de squadra i te diseva "mona" e i gavessi volù baterte, ma sula testa...mi go comincià in ricreatorio: un istituzion per la nostra città che continua ancora ogi...Finida la scola, se no iera alenamento, in "ricre" te tiravi in canestro tuto el dopopranzo ...i zoghi iera sempre quei: giro del mondo e 21...e quel iera el meio alenamento (stile slavo "corri e tira") per le partide del sabato...el mio primo maestro de basket (si perchè guai ciamarlo coach) el ne portava a zogar de tuta l'altra parte dela cità a piedi disendo che iera un bon riscaldamento...e anche se vinzevimo tornavimo a piedi,(però co la coca-cola pagada) perchè el diseva che iera un'otima soluzion defaticante...e noi lo scoltavimo in religioso silenzio..però mi iero bastanza brontolon, ma ala fine del mio primo campionato (za che iero bastanza longo per la mia età...) go vinto la classifica marcatori e lui me fa: "visto, cussì desso te starà un poco zito!!!"... e come poderò mai dimenticarlo: xe sta una grande scola de vita per il nostro avenir, el ne ga insegnà l'amicizia e el spirito de squadra, del risultato no ghe fregava più de tanto, ma solo desso me rendo conto quanto el sia stado importante come omo.....e intanto caminavimo...uhhh se caminavimo....solo una roba no me xe mai ndada zo del suo modo de far: no'l ga mai voludo che segnassimo el punto numero 100...xe sucesso tantissime volte che rivavimo a 99 e tuti se vardava...sperando...ma lui niente...e semo verso i 12/13 anni...i altri alenadori che go avudo ( e che scriverò un'altra volta) nei anni seguenti i ne lassava andar oltre i 100...purtropo no capitava più tanto

In fila

















Te pol starghe per lavor
opur anca divertirte
xe comunque perder tempo
e un pocheto anoiarte

Co ghe xe tante scadenze
xe el sportel là che te speta
tuti sbufa e se lamenta
a remengo la boleta

Entra in stadio per el derby
sarà dura la facenda
ne convien un’altra volta
de piantarghe una tenda

E d’estate in autostrada
va in malora che caldon
se va tuti a venti a l’ora
auti, moto e camiòn

E de pici pe’l gelato
Co’ rivava el furgonzin
quela volta cominciava
za’ la fila se fazeva

no go’ voia de spetar
sburta dei che ghe la femo
scavalcar tuta ‘sta fila
te sa cossa?
noi svolemo!

Rugna la bora












La sburta e la sbati
la sufia savemo
ma no me ricordo
come ‘sto giro
che la gabi rucado
tuto de un tiro

Co’ iera le rafiche
che ga fato dani
se moveva el leto
e l’atacapani
però una roba
nissun la sentiva
ma come cossa?
che la rugnava

La bora “parlante”
de ‘sto primo marzo
ga spacado anca
i nostri pensieri
corendo e contandone
quel che no va
se metemo a posto
ela no zigherà

In giro pe’l mondo
Xe sempre rogne
succedi de secoli
Nissun ga inventado
la fame, la guera
e l’omo malado

Chi vol capuir
el ga za capido
e chi xe nel dubio
che’l pensi ‘ssai ben:
far el mona ‘vanti
no ghe convien

che magari un giorno
che’l magna tranquillo
el suo zervel
xe perso ‘ssai spesso
e la bora che rugna
ghe fa ‘ndar per tresso